FRATTURE DEL PIATTO TIBIALE: COMPARAZIONE CLINICO-STRUMENTALE
DEI RISULTATI FRA TECNICHE ARIF E ORIF
Anno:
2013
Tipologia prodotto:
Poster
Tipologia ANVUR:
Poster
Lingua:
Italiano
Titolo del Convegno:
SIOT 2013
Luogo:
Genova
Periodo:
26-29 ottobre 2013
Intervallo pagine:
146-146
Parole chiave:
fratture piatto tibiale; arif
Breve descrizione dei contenuti:
Lo scopo di questo studio è stato di mettere a confronto i risultati nel trattamento delle fratture del piatto tibiale con tecnica di riduzione artroscopica e fissazione interna (ARIF) e la tecnica convenzionale di riduzione a cielo aperto e fissazione interna (ORIF).
Materiali e metodi
Presso la nostra clinica, abbiamo esaminato i risultati ottenuti in 100 pazienti (54 uomini e 46 donne) che presentavano all’esame radiografico una frattura del piatto tibiale.
Previo approfondimento diagnostico con TAC, abbiamo meglio inquadrato e classificato il tipo di lesione e suddiviso i pazienti in 2 gruppi: gruppo A con lesioni meniscali associate e gruppo B.
I pazienti del gruppo A sono stati trattati con tecnica ARIF mentre quelli del gruppo B con tecnica ORIF.
Il follow up minimo è stato di 12 mesi mentre il massimo di 116 mesi.
I pazienti sono stati valutati clinicamente e radio graficamente con scadenza periodica utilizzando le scale di valutazione Rasmussen e Hospital for Special Surgery Knee-rating score (HSS).
Risultati
Nel gruppo A, il punteggio clinico medio è stato 27,62 ± 2,60 (range, 19-30), mentre nel gruppo B di 26,81 ± 2,65 (range, 21-30) utilizzando la scala Rasmussen.
I punteggi clinici ottenuti seguendo i parametri contenuti nell’HSS sono stati rispettivamente 76,36 ± 14,19 (range, 38-91) e 73,12 ± 15,55 (range, 45-91), per il gruppo A e il gruppo B.
I punteggi radiologici ottenuti seguendo i parametri della scala Rasmussen sono stati rispettivamente 16,56 ± 2,66 (range, 8-18) e 15,88 ± 2,71 (range, 10-18), nel gruppo A e nel gruppo B.
Nel 69% dei nostri pazienti, abbiamo riscontrato lesioni associate intra-articolari.
Si sono verificate 5 complicanze precoci e 36 tardive.
Discussione
I risultati del nostro studio hanno evidenziato che non ci sono differenze statisticamente significative fra le due tecniche nel trattamento delle fratture tipo Schatzker I.
La tecnica ARIF sembrerebbe migliorare a breve e a lungo termine gli outcome clinici e radiologici nelle fratture tipo Schatzker II-III-IV probabilmente perché si è evitata la capsulotomia e si sono potute trattare le lesioni associate nella stessa seduta operatoria evitando un secondo intervento chirugico al paziente.
Nelle fratture tipo Schatzker V-VI, entrambe le tecniche operatorie hanno mostrato risultati clinico-radiologici poco soddisfacenti a breve e lungo termine.
La tecnica ARIF ha dimostrato una minor incidenza di infezioni, soprattutto nelle fratture molto complesse.
Conclusioni
Analizzando i nostri risultati, crediamo che la tecnica ARIF possa essere una valida alternativa alla tecnica ORIF, in mani chirurgiche esperte e in casi selezionati.
Id prodotto:
81047
Handle IRIS:
11562/717166
depositato il:
1 maggio 2014
ultima modifica:
4 novembre 2022
Citazione bibliografica:
Dall'Oca, Carlo; Maluta, Tommaso; Bondi, Manuel; Magnan, Bruno,
FRATTURE DEL PIATTO TIBIALE: COMPARAZIONE CLINICO-STRUMENTALE
DEI RISULTATI FRA TECNICHE ARIF E ORIF
, Atti di "SIOT 2013"
, Genova
, 26-29 ottobre 2013
, 2013
, pp. 146-146