L’intervento di neovagina secondo la tecnica di Vecchietti è una metodica oramai consolidata che si propone come scelta elettiva per la correzione chirurgica della agenesia vaginale. Le caratteristiche di minima invasività chirurgica associata alla tecnica laparoscopica e di riepitelizzazione spontanea dell’organo neoformato sono elementi che hanno contribuito al diffondersi della tecnica anche in campo extra-nazionale, soprattutto quando la si confronta con metodiche che usano lembi di cute o tratti del sigma, contraddistinte da aspetti di maggiore invasività e di maggiori esiti cicatriziali. Le indicazioni all’intervento si sono allargate anche a situazioni diverse quali la Sindrome di Morris e, nell’ambito dell’agenesia vaginale, anche in situazioni particolari quali il rene pelvico ed il trapianto renale.
Analisi di casi trattati con la metodica veronese in questa sede universitaria hanno ampiamente dimostrato l’efficacia per quanto riguarda il risultato anatomico ed anche quello funzionale. La definizione di questo secondo parametro consiste nella affermazione della donna di aver iniziato i rapporti sessuali completi e di avere un’attività sessuale definita genericamente come soddisfacente. La valutazione ha sempre incluso anche sintomi riferiti quali la dispareunia ed anche l’anamnesi di raggiungimento dell’orgasmo.
Manca ancora tuttavia la valutazione scientifica basata su parametri psicologici codificati per quanto riguarda il grado di soddisfazione della donna ed il miglioramento della sua qualità di vita, la sua vita sessuale, il suo sentirsi compiutamente donna, il superamento definitivo della propria menomazione, gli eventuali problemi di comunicazione con il partner relativamente alla patologia ed alla condizione di donna incapace di procreare.
Si ritiene che esista ancora la possibilità di approfondire gli aspetti psicologici delle pazienti con interviste individuali o di gruppo per confermare gli effetti positivi dell’intervento, per ora confermati solo a breve e medio termine, sulla sfera affettiva e relazionale.
L’inizio dei rapporti sessuali segna il superamento del successo meramente anatomico e dà un senso compiuto ai sacrifici sopportati a causa dell’intervento e durante la difficile fase post-operatoria. Porta inoltre con sé una sessualità più compiuta per la donna, che grazie all’intervento è riavvicinata ad una condizione di normale femminilità; entra di prepotenza nella sua vita ed apre la prospettiva d i realizzare una vita di coppia.
Dal punto di vista metodologico, lo studio si propone di:
1. mettere a punto un questionario idoneo a misurare il complesso mix di elementi legati alla correzione del difetto congenito ed ai fenomeni di adattamento psicologico ed all’impatto sulla qualità della vita
2. sottoporre ad interviste semi-strutturate con l’ausilio del questionario elaborato con il contributo degli esperti in ambito psicologico-psichiatrico, le pazienti tratte e che vengono già regolarmente monitorate per gli aspetti prevalentemente clinici. Si prevede anche un’appendice del questionario destinata alle pazienti che daranno il consenso al colloquio pre-operatorio con l’intento di una valutazione longitudinale.
Riteniamo che la disponibilità di nuove informazioni circa il grado di riuscita funzionale dell’intervento a lungo termine, possa aiutare gli operatori e le pazienti nel confronto che accompagna l’atto operatorio, le fasi che precedono e che lo seguono. Esse potranno completare utilmente il consenso informato che la giovane darà nel prendere la decisione di sottoporsi all’intervento.
L’analisi, qualunque sia il risultato, potrà essere stimolo alla paziente nella fase post-operatoria quando è massima la necessità della sua collaborazione per il mantenimento del risultato chirurgico.
Infine, costituirà materiale di dialogo e discussione nei momenti di incontro individuale e collegiale che vengono realizzati dal gruppo medico-infermieristico di supporto allo scopo di garantirne al massimo la sicurezza e il benessere.